sabato 5 settembre 2015

Guerra e Pace



"L'uomo che non conosce la struttura di una macchina non può capire che quel piccolo ingranaggio di trasmissione, che gira senza far rumore, è una delle parti più essenziali del meccanismo, e non quella scheggia che ne guasta e ostacola [rumorosamente] il funzionamento"

Che piacere ritornare sulla tastiera dopo tanto tempo, e anche in questo blog. Più volte mia cugina mi ha ricordato il mio impegno, ma non avevo ancora trovato un libro che mi emozionasse abbastanza da parlarne in modo approfondito. O più che altro non avevo ancora finito “Guerra e Pace”.
La mia avventura è iniziata qualche anno fa, quando ho letto “I promessi paperi”, la parodia della Disney del romanzo “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Nello stesso volume avevo anche altre parodie, tra cui “Guerra e Pace”. La lessi, mi piacque, ero consapevole che fosse diversa dal vero romanzo, ma mi nacque una grande curiosità a riguardo. Tutti mi davano della pazza per voler leggere un tale “mattone”, ma non mi capita spesso di voler leggere così tanto un libro di cui non so nulla e quindi non demordevo (ma mattone proprio non è, come voglio sottolineare in un'altra recensione qui).
Per mesi e mesi ho adocchiato nelle librerie di Varese i volumi di questo romanzo, tanto che ormai sapevo dove trovarlo in ogni negozio. Mi tenevo questo piccolo desiderio di lettura mentre leggevo altro, e infine questa primavera l’ho iniziato.
Il primo impatto è stato traumatico per il grande uso della lingua francese nel parlato dei personaggi, che rispecchia i reali usi dell’alta nobiltà russa del XIX secolo. Tolstoj senza mezzi termini immerge il suo lettore nei salotti russi, fa comparire personaggi uno dopo l’altro con solo brevi preamboli e nomi abbastanza difficili per un’europea occidentale come me.
Ma con un po’ di pazienza ho imparato a distinguere Sonja da Nadia, e Denisov da Dolochov, e mi sono affezionata ad ognuno di loro in modo particolare.
La trama è molto difficile da riassumere, perché a parte per la guerra contro Napoleone tra il 1805 e il 1812 non c’è un vero filo che conduce la storia. L’autore racconta la vita quotidiana dei suoi personaggi adulti e i progetti dei giovani, senza convergerli verso un fine comune e lasciandoli molto realistici. Si concentra su tre famiglie e molti personaggi singoli, i genitori progettano matrimoni convenienti per i loro figli, mentre altri fin da ragazzini sono innamorati e contano gli anni che devono ancora aspettare per sposarsi; nel frattempo nei salotti si discutono le decisioni dell’imperatore e dell’Europa intera nei riguardi di Napoleone che sta accentrando su di sé sempre maggior potere.
Quasi tutti i protagonisti compaiono fin dal principio e pochi se ne aggiungono in seguito. Man mano che la trama prosegue, però, molti di essi scompaiono e la rosa si restringe solo ai principali, lasciando non risposte molte domande su come sia proseguita la vita di tutti gli altri.
Come credo molti altri lettori prima di me, mi sono affezionata molto a Nataša Rostova (che ho letto per centinaia di pagine come “Natasa” senza notare quella piccola virgolina sopra la s) che all’inizio è solo una giovane adolescente e cresce fino a diventare una donna saggia e gentile. Tra tutti i personaggi femminili è quella che più si avvicina alle ragazze di oggi: energica e spontanea nella società dell’apparire, ma per questo molto amata.
È difficile inoltre non affezionarsi anche a suo fratello Nikolaj, perché è attraverso i suoi occhi che si vedono la maggior parte delle azioni della guerra contro Napoleone.
Ma più di tutti ho amato, anche se non dall’inizio, Andrej Bolkonskij, che mi ha fatto commuovere come pochissime volte mi è successo nella mia storia letteraria. All’inizio è un giovane adulto annoiato dalla vita, ma l’esperienza della guerra e dell’amore lo scuotono e gli fanno trovare quella pace e quella felicità che per tanto tempo ha cercato invano.
Si contano sulle dita di una mano le volte in cui mi sia commossa davanti ad un film o un libro, non so perché. Forse perché io stessa non amo i film strappalacrime, quindi li evito in generale, oppure perché spesso leggo romanzi di cui so già la trama. Ma in questo caso non la sapevo, e dopo più di 1000 pagine in cui vedi molti personaggi crescere e diventare adulti (come il piccolo Petja, il più giovane dei figli Rostov) alla fine o li odi oppure li ami. E io li ho amati fino alla fine.
Nonostante la sua fama di “mattone” è un libro molto scorrevole e emozionante. Rispetto al suo collega italiano Manzoni, Tolstoj si dedica più raramente a riflessioni storiche e le concentra verso la fine del romanzo. Il legame con la grande storia è indissolubile, tanto che Napoleone diventa un personaggio attivo. Non l’eroe, ma l’uomo Napoleone che Tolstoj descrive in modo molto diplomatico anche se rimane sempre il nemico indiscusso.
Inoltre quasi tutti i giovani personaggi maschili partono per la guerra, e all’interno degli accampamenti si sviluppano piccole storie personali, come l’amicizia tra Nikolaj Rostov e Denisov, uno dei personaggi più geniali che abbia mai visto. In realtà è un personaggio perfettamente normale, che però è contraddistinto da una caratteristica: la cosiddetta “erre moscia”. Tolstoj però non si limita a dirlo, la scrive anche e nelle sue parole sostituisce la lettera R con la V (“mio cavo Vostov” invece di “mio caro Rostov”). È una cosa semplice, ma che non avevo mai visto e mi è piaciuta tantissimo.
Anche per questo motivo “Guerra e Pace” mi è piaciuto molto, perché anche se è stato scritto a metà dell’Ottocento, ha molte qualità per essere letto anche oggi. Non solo dalle lettrici che amano storie d’amore, ma anche da lettori maschi per la quantità di tattiche militari che Tolstoj spiega con la passione del generale Kutuzov (il generale russo che sconfisse Napoleone).
A causa di questo mi è rimasto un effetto collaterale: una piccola passione per la campagna di Napoleone in Russia. Io che ho sempre detestato studiare la storia delle guerre, ora sento una certa familiarità con questo periodo.
E mi sembra impossibile di aver finito un libro che mi ha accompagnato per così tanto tempo. Quel piacevole dolore che si prova alla fine di un libro, quella sensazione di vuoto, secondo me è la garanzia che quel libro ti è piaciuto davvero. E questo mi è piaciuto molto, e come sempre attendo un altro libro che riesca a sostituirlo, ma so che avrà sempre uno spazio tutto suo tra i miei preferiti.

Spero che questa mia recensione spinga qualcuno a rivalutare questo libro, anche se ammetto che io stessa non so se lo rileggerò molto presto (perché è oggettivamente lungo).
Fatemi sapere le vostre impressioni o se qualcuno di voi come me si è imbarcato in questa impresa…
vi lascio con alcune parole del mio personaggio preferito...
Fabi

Principe Andrej:-Ieri mi sono tormentato, ho sofferto, ma non avrei dato nemmeno questa sofferenza per nulla al mondo. Prima non vivevo. Solo adesso vivo, ma non posso vivere se non ho lei-

2 commenti:

  1. Sai che mi sono sempre arresa prima di provarci?! Mi hai convinta.

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    Risposte
    1. mi fa molto piacere averti convinta! spero che ti piacerà e attendo tue notizie
      Fabi

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