martedì 31 gennaio 2017

PANE DI SEGALE CON UVETTA E SEMI DI LINO






Se non vivessimo audacemente, prendendo il toro per le corna e tremando sui precipizi, non saremmo mai depressi; ma già saremmo appassiti, vecchi, rassegnati al destino.
(Virginia Woolf)




A cosa non posso rinunciare nella vita?
A volte, me lo chiedo e nel corso degli anni le risposte sono state diverse.
Oggi sono tantissime le cose a cui potrei rinunciare e poche quelle che vorrei sempre con me. perché con gli anni ho capito che perdiamo tante cose e che non sempre questo è un male, e che spesso le cose che restano sono quelle di cui veramente abbiamo bisogno.

A cosa non potrei rinunciare?

1. CASA: ma non intesa come le mura e i mobili, ma alla casa intesa come luogo di conforto dal mondo esterno. Rifugio, tana, protezione dalla cattiveria esterna e luogo in cui ritrovare se stessi e ricaricarsi. Per lavoro ed altro passo poco tempo a casa, ma volte ho davvero bisogno di stare li a prendermene cura perché è l’unico modo che conosco per stare bene.
2. AMORE: in tutte le sue forme, da un’amica che ti manda un messaggio ad un bacio di un bambino. All’amore in ogni sua sfaccettatura, intimo riservato, rumoroso ed allegro. Quell’immenso sentimento che è l’amore con tutto quelle che si porta dietro: gioia e conforto ed a volte anche dolore ed insicurezza. Amore anche come solo come presenza nella vita. Amo le persone presenti nella mia vita, amo dare loro, forse più di quello che ricevo da loro stesse. L’amore come protezione delle persone che sono intorno a me, farle stare bene e prendermi cura di loro.
3. CUCINA: cucinare per gli altri, andare a trovare un amica con dei biscotti fatti in casa è un gesto di dolcezza infinito. Il cibo è amore, condivisione e felicità. E’ pazienza, il pane deve lievitare con i suoi tempi; è armonia, accostare colori e sapori per creare equilibrio e gusto e sacrificio, spendere tempo per cucinare per gli altri è un dono. E’ donare è una forma di amore.
4. GIOIA: non sono una persona felice, ho un sottile senso di infelicità che non è arrendevolezza, ma semplicemente  incapacità di prendere la felicità come se non me la meritassi mai completamente. Però le volte che ci sono riuscita ad afferrare la felicità, è bellissimo. La gioia è un sentimento meraviglioso ed è stupido rinunciarci, non esiste motivo per non cercare di avere la propria parte di gioia.
5. ESSERE MAMMA: non mi definisco la mamma per eccellenza, il sistema Montessori mi è abbastanza astruso. Ho provato e riprovato ad avvicinarmi, ma non ci prendiamo molto. Spesso scherzo con mio figlio come fosse un adulto ed infatti credo che sia l’unico bambino di 5 anni dotato di sarcasmo, ma se è vero che dicono che è la più alta forma di intelligenza, ho il genio più impertinente che c’è in circolazione. Magari non finirò negli annali della “best mom of the year” ma questo non annulla o diminuisce l’onore e la gioia di essere mamma.

Ma siccome questo resta un blog di cucina, e fra le cose a cui non rinuncerei c’è, appunto, la cucina ecco la ricetta di oggi: il pane.

Perché il pane è un alimento a cui non rinuncerei mai, e perché ci vogliono amore, pazienza ed attesa affinché la farina, il lievito e l’acqua compiano la loro magia.







INGREDIENTI
200 gr farina di segale
100 gr farina 0
200 gr farina di manitoba
1/2 cubetto di lievito
270 ml latte tiepido
1 cucchiaio di miele
10 gr di sale
5 cucchiai di olio di girasole o olio di oliva

una manciata di uvetta (secondo il proprio gusto personale)
1 cucchiaio di semi di lino

Per prima cosa lasciare per una mezz’oretta i semi di lino a mollo in mezzo bicchiere d’acqua.

Nel boccale della planetaria versare le farine, il lievito, il miele ed il latte tiepido e l’olio ed azionare la macchina.
Quando l’impasto avrà iniziato a formarsi aggiungere il sale.
Far andare la macchina per circa 10 minuti, fino a quando l’impasto non sarà bello liscio ed omogeneo.
A questo punto aggiungere i semi di lino e l’uvetta e dopo un minuto scarso spegnare la macchina, togliere l’impasto e trasferirlo in una ciotola precedentemente unta, coprirla con la pellicola e lasciare lievitare il tutto fino a quando l’impasto non avrà raddoppiato di volume.
A questo punto riprendere l’impasto dividerlo in due panetti di uguale peso e lavorarlo con la tecnica delle pieghe su un piano di lavoro appena infarinato.
Trasferirlo in una teglia e lasciare lievitare per circa 30-40 minuti.
Nel mentre accendere il forno a 200 gradi.
Quando l’impasto è pronto ed il forno è a temperatura, pennellare la superficie del pane con un pennello e del latte intiepidito ed infornare.
Dopo circa 5 minuti abbassare il forno a 180 gradi e lasciare cuocere per circa 25-30 minuti.
Per sentire se il pane è cotto, battere con il retro di un cucchiaio il fondo del pane e se suona vuoto è ben cotto.

Lasciare raffreddare su una gratella e buon appetito.

Lo spazio sotto è per i vostri commenti.

martedì 24 gennaio 2017

PICCOLE MERINGHE






Ho fatto anche io l’influenza, e non voglio parlarne oltre.
Intorno all’influenza girano un sacco di leggende metropolitane, fondamentalmente ogni anno viene descritta come più violenta dell’anno precedente ed è vero.
Quest’anno mi ha atterrato con ben 72h di febbre in cui ho delirato, ho avuto visioni, ho perso la cognizione dello spazio e del tempo e davvero indebolita così non mi ricordo di essere mai stata.
Ma grazie alle amorevoli cure della mamma, perché ragazze la mamma è patrimonio dell’umanità, sono guarita.
La mamma è quella creatura per metà umana e metà mitologica che mentre tu agonizzi a letto e trovi che persino il piumone abbia un peso insostenibile, lei ti cura, ti cucina, ti da le medicine e mentre tu non sai quando uscirai dal delirio, lei ha già riordinato tutti i cassetti della cucina, che contengono tovaglie e salviette, lavato il bagno (non potrebbe splendere di più neanche con l’aiuto della magia), stirato robe dimenticate li da almeno un mese e reso la tua casa da campo di battaglia post atomico ad un set pronto per le riprese cinematografiche.
Perché fanciulle non c’è un età per stare senza la mamma, ed anche io che ora sono mamma ho capito che non si smette mai di avere bisogno di una mamma.

Quindi la ricetta di oggi è per la mamma.
La mia mamma, la vostra mamma, chi è da poco diventata mamma, chi lo sta per diventare.
La mamma che è anche nonna, poi è un patrimonio inestimabile  per lei bisognerebbe innalzare monumenti in oro.
Le donne che sono mamme ma che a volte vogliono essere ancora “le bambine di casa”, le mamme che coccolano i bambini ormai grandi e fuori casa e i figli che coccolano le mamme a dispetto del tempo e delle distanze.

Perché le mamme sono come le meringhe, piccoli tesori golosi che ci curano e che hanno bisogno di essere curate da noi.
Sono semplici, due ingredienti albume e zucchero eppure sono lo spauracchio di tutti, perché si bruciano, vengono secche , appiccicose o non buone.
Le meringhe sono come le mamme con noi, magari abbiamo i nostri contrasti ed ecco spiegato il guscio croccante esterno, ma alla fine il loro cuore è morbido e dolce.
Perché non si è mamme a scadenza, ma a tempo indeterminato.



PICCOLE MERINGHE

70 gr di albume a temperatura ambiente
70 gr. zucchero semolato
70 gr. zucchero a velo

Nella ciotola della planetaria, o in una ciotola versare gli albumi assolutamente a temperatura ambiente ed aggiungere una parte di zucchero.
Azionare la macchina o se usate le fruste elettriche iniziare ad amalgamare gli ingredienti.
Dopo un paio di minuti aggiungere lo zucchero restante e continuare a far andare la planetaria per almeno 15-20 minuti.
L’impasto sarà pronto quando diventerà lucidissimo, e soprattutto così sodo “da fare il becco”, cioè l’impasto sta su sulla frusta senza crollare o altro.
Trasferire l’impasto in una sac a poche usa e getta in cui avete inserito un beccuccio smerlato, per ottenere le tipiche righe delle meringhe.
A questo punto, dovete fare le meringhe. Io le ho fatte piccoline perché siano carine da accompagnare al caffè, ma la cosa più importante è che siano tutte grandi uguali per avere una cottura uniforme.
Io ho ricoperto di carta forno i piatti dell’essiccatore ed ho fatto le meringhe li sopra, altrimenti ricoprite con la carta forno una teglia piatta e fate le vostre meringhe.
Per la cottura, io le cotte a 65 gradi per tre ore nell’essiccatore e siccome il coperchio ed i piatti sono trasparenti, per il controllo le guardavo comodamente.
Ma se non avete un essicatore va bene un paio di ore in forno ventilato a 75 gradi, avendo cura di controllarle spesso.









Vantaggi del cuocerle nell’essiccatore sono fondamentalmente un minor consumo di elettricità rispetto al forno e poi trovo che siano rimaste molto più bianche e lucide e con un sapore uguale a quelle della pasticceria.
Inoltre, l’essicatore è utilissimo anche per altre preparazioni e se vi interessa l’acquisto vi rimando a queste ricette:







MELA ESSICATE
ZUCCHERO AROMATIZZATO
SALE AROMATIZZATO 

lunedì 9 gennaio 2017

PANBRIOCHES CON PANNA NELL’IMPASTO ed i proposti per il 2017




Buongiorno, primo post del 2017 e anche io voglio fare una lista dei propositi per l’anno nuovo.
Non una lista di cose che vorrei e che si possono o non possono comprare, ma di quello che vorrei essere ed a cui vorrei arrivare.
Inoltre, non una lista enorme che a metà mi sono già annoiata io a leggere, figuriamoci gli altri, ma cinque semplici punti.
Semplici e chiari.

2017: BUONI PROPOSITI

  1. AUTOSTIMA: ho problemi in questo ambito, e con gli anni non migliorano. Mi sento spesso inadeguata, triste o sconsolata. Non adatta agli altri ed alle situazioni. Sto valutando l’acquisto di libri che parlino di questo e vi terrò aggiornate con recensioni ed impressioni varie. Non sono sicura che basti un libro a cambiare tutta la mia vita, ma magari può aiutarmi a vedere le cose da un punto di vista diverso.
  2. PIU’ SOCIEVOLE E MENO SOCIAL: di natura non sono una persona burbera e scontrosa, ma mi sono accorta che l’avvento dei social a volta mi allontana dal quotidiano e non va bene. Un conto è pubblicare foto o fare ricerche su internet con uno scopo, ma a volte è un navigare a vuoto nelle pagine di Facebook dimenticandomi che la realtà è un’altra. Sto pensando di mettere un timer di 10 minuti su Facebook, scaduto questo tempo mi stacco. So che può sembrare estremo, ma sono sicura che dopo un periodo di disintossicazione starò decisamente meglio.
  3.  MANI IN PASTA: si ricollega al punto due, in un certo senso. Fare cose vere, tangibili. Alla fine questo  immenso navigare porta veramente a poco e mi lascia con un senso di aridità quotidiano. Disegnare, colorare, progettare, realizzare piccole cose che tengano impegnata sia la mente con la sua parte creativa che le mani con la loro parte più manuale.
  4. LEGGERE: ma leggere davvero, libri e romanzi, saggi e manuali, non le solite cose che si incontrano in giro per il web. A furia di leggere cose mordi e fuggi, mi sono accorta che il mio livello di attenzione è sceso e non riesco a concentrarmi come prima. In un certo senso, credo che la mia mente debba essere rieducata allo studio ed al piacere di una lettura che può essere lenta e fatta di attesa dallo scorrere tranquillo delle pagine all’evolversi della trama.
  5.  TELEVISIONE ATTIVA E NON PASSIVA: ecco una cosa sulla quale urge un intervento serio e decisivo. La TV passiva o così la chiamo io, un susseguirsi di programmi televisivi, che non sono seguiti, o peggio ancora avere il coraggio di rivedere repliche di cose già viste. Assolutamente no.
Non sto dicendo che diventerò di quelle, TV mai, TV spenta, ma il mio tempo è più prezioso della replica di un programma già visto, quindi mi concentrerò solo su quello che davvero mi interessa e preferirò film o serie TV all’ennesimo talent show.


Questa è la mia lista dei miei buoni propositi. Quest’anno lo voglio dedicare a me, a ritrovare me stessa e stare bene con me stessa.
Per una volta il centro di tutto voglio essere IO, mi sono accorta che metto a tal punto le esigenze degli altri davanti a tutto al punto di annullare me stessa e mai come nel 2016 questo mi ha reso infelice.
Credo di avere diritto a ritrovare la mia felicità o almeno provare a cercarla.








La ricetta di oggi viene da qui, io ho fatto solo delle modifiche sulla qualità di farina e sul tipo di zucchero


INGREDIENTI
con questa dose ho fatto circa 14 brioches con un peso ciascuno di 40gr di impasto

130 g di farina 0
125 g di farina Manitoba
1 uovo
100 ml di panna fresca
10 g di lievito di birra fresco
60 g di burro
50 g di zucchero di canna
Buccia grattugiata di arancia e limone biologici
un pizzico di sale

PROCEDIMENTO

Intiepidire leggermente la panna e sciogliere il lievito di birra, con un cucchiaino di zucchero sottratto al totale richiesto.
lasciar agire per una quindicina di minuti.
Nel mentre una volta pesato tutti gli ingredienti, versare nel boccale della planetaria le due farine lo zucchero, la panna con il lievito ed iniziare ad impastare il tutto
Dopo un paio di minuti aggiungere l’uovo leggermente sbattuto a parte in un piattino e lasciare che l’impasto lo assorba completamente.
A questo punto aggiungete il burro a tocchetti un pochino per volta facendo assorbire ogni volta la quantità di burro prima di aggiungerne altro.
In ultimo aggiungere il pizzico di sale.
Ci vorranno circa 12-15 minuti prima che l’impasto sia bello incordato ed elastico.
A questo punto metterlo a lievitare in una ciotola coperta da pellicola in un luogo tiepido fino a quando non avrà triplicato il volume.
Quando l’impasto sarà pronto porzionatelo nel peso che preferite, io volevo fare delle brioche mignon per scacciare i sensi di colpa, e ho tenuto un peso di 40 gr di impasto, ma volendo potete farle più grandi.
Anche nella forma fate quella che preferite o quella che sapete fare meglio.
Io ho fatto quelle che a casa mia chiamiamo “chioccioline”, un vermino di pasta che arrotoliamo su se stesso, ma lascio a voi la creatività della forma.
A questo punto le brioche mignon devono nuovamente lievitare fino a quando non avranno raddoppiato di volume.
Appena sono pronte accendere il forno a 180 gradi e prima di infornare spennellare con un pochino di latte tiepido ed un pennello.
Essendo cosi piccole cuoceranno in circa 10 minuti.
Sfornare e lasciar raffreddare su una gratella.
Si conservano morbide per tre-quattro giorni purché conservate in una busta ermetica.

Sono buone sia cosi al naturale che farcite con un crema al cioccolato o marmellata.

Adatte per una colazione o per l’ora del tè.

Lo spazio qui sotto è per i vostri commenti




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