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martedì 26 luglio 2016

Riflessione di metà anno





Siamo ormai a metà anno, ed è il tempo di fare bilanci sulle proprie letture, trovare il positivo e il negativo di ogni libro così da fare scelte migliori nella seconda metà dell’anno. Nell’attesa della recensione dell’ultima parte della trilogia Queste oscure materie, ritorno sui miei passi per valutare i libri appena letti di cui magari non vi ho mai parlato, ma che potrebbero incuriosirvi.

1984 di George Orwell: da ricordi scolastici sapevo la fine, poco rassicurante, che in nessun modo viene addolcita. Ma la prima parte è molto vivace, ricca di emozioni e passione in un mondo monocolore. Un classico che andrebbe rivalutato più spesso.
Little Dorrit di Charles Dickens: recensito più approfonditamente qui, ha una storia molto coinvolgente ma troppo riassuntiva, che lascia poco spazio per conoscere i personaggi. Ma nel complesso è molto piacevole.
Prima fondazione di Isaac Asimov: poco coinvolgente ma geniale ed interessante, spiega parte della creazione dell’universo fantascientifico dell’autore. In poche centinaia di pagine racconta più di un secolo di storia, prevista e corealizzata da Hari Seldon. C’è poca possibilità di affezionarsi ai personaggi e si sa molto poco della loro vita dopo il periodo narrato, perché in ogni parte c’è una generazione diversa di leader.
Seggio Vacante di J. K. Rowling: per molti un fiasco, una delusione e un tradimento da un’autrice tanto vivace con la saga di Harry Potter. Secondo me sono generi talmente diversi che è difficile fare un paragone costruttivo. È un libro crudo di vita reale di un paese non molto diverso da quelli in cui viviamo, con attriti, pettegolezzi e favoritismi. La crudezza è il suo difetto ma anche il più grande pregio.
Confessioni di S.Agostino: l’ho letto per curiosità. L’ho studiato come un libro interessante, una biografia sincera e il libro preferito di Petrarca. Ripercorre la propria vita e si sofferma su alcuni avvenimenti o abitudini dannose, rivedendo tutto con lo sguardo cristiano di fiducia nei confronti della Provvidenza Divina. Ne sono rimasta molto delusa, ma probabilmente perché sono poco abituata ai testi filosofici.
Principe Caspian, il ritorno a Narnia di C. S. Lewis: quarto o terzo (a seconda delle opinioni personali) della serie di Lewis, conserva il tono semplice e delicato, forse troppo ingenuo letto da grandi. I fratelli Pevensie ritornano a Narnia, dove sono diventati leggenda e dove Edmund ha la possibilità di dimostrare la propria bontà (tradita in Il leone, la strega e l’armadio) e rivelarsi davvero piacevole. Nel complesso è un libro leggero, adatto a riprendersi dopo una lettura impegnativa.
Virus di Clive Cussler: come anche in Iceberg, l’avventura è garantita. Un po’ prevedibile ma avventuroso e realistico al punto giusto, protagonista affascinante e spalla amabile, pericolo enorme che incombe sul mondo (un virus che distrugge totalmente ogni forma di vita) e che con grande coraggio Dirk Pitt riuscirà a scongiurare.
Viaggio al centro della Terra di Jules Verne: Otto Lidenbrock e il nipote Axel compiono il viaggio impossibile (o forse solo improbabile) con la guida svedese Hans, silenziosa come solo i personaggi di Verne sanno essere. L’atmosfera è cupa e la soddisfazione data dal viaggio è relativa, ma i personaggi e le teorie di fine Ottocento (forse vere?) rallegrano il viaggio nell’oscurità.
Eugenio Oneghin di Aleksandr Puškin: la scrittura in rima mi ha incuriosita molto, e si è rivelata un’esperienza particolare da leggere, in quanto mi ha richiesto più attenzione della prosa. La storia è in perfetto stile russo, con rimorsi e pentimenti, ed è semplice prendere una posizione nei confronti dei personaggi, un giovane perdigiorno e una ragazza fiera.
Il mare delle spade di R. A. Salvatore: ultimo di una trilogia ambientata nell’ambientazione di Forgotten Realms del gioco di ruolo Dungeons&Dragons. Per chi conosce il gioco è facile cogliere le regole durante i combattimenti, ma negli altri momenti le emozioni e i tormenti dei personaggi sono in primo piano, rendendolo davvero coinvolgente ed emozionante.
La locandiera di Carlo Goldoni: tutti la ricordano più o meno dagli studi superiori, ma pochi davvero si rendono conto quanto divertente sia oltre che fare una forte critica alla nobiltà dell’epoca.
La trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni: tre commedie concepite con una storia unica, due matrimoni da progettare ma senza la certezza di farne nemmeno uno. Le scene si susseguono velocemente e i personaggi si mancano per pochi istanti, lasciando lo spettatore (o il lettore) sempre in attesa.
Harry Potter e il calice di fuoco di J. K. Rowling: che dire? Ammetto che ho scoperto con la rilettura della saga che lo stile di scrittura dell’autrice non mi piace, anche se riflette perfettamente l’età dei protagonisti. Il libro lo consiglio decisamente, come tutti gli altri, è ricco di inventiva, che nel film si perde, e spessore dei personaggi adolescenti.
Il naso di Nikolaj Vasil’evič Gogol’: breve racconto geniale di un uomo che un giorno si sveglia e scopre che il suo naso se ne andato dalla sua faccia e ora gira per la città. Irreale e spiritoso, è molto piacevole da leggere, anche se ancora non capisco se questo naso assume o meno fattezze umane.
Il cappotto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’: meno allegro del precedente, anche se si avverte una piccola vendetta alla fine, il racconto ha comunque al centro un personaggio unico, come nello stile di Gogol’, che vale la pena di conoscere.
Il diavolo di Lev Tolstoj: racconto lungo con al centro un giovane tormentato, ancorato ad un’amante avuta in giovinezza, che non ama ma non riesce a dimenticare e perdonare se stesso per quella sbandata. Lei non si accorge di nulla, totalmente dimentica dell’accaduto, ma lui si sente perseguitato tanto da paragonarla al diavolo. È una lettura particolare che porta dentro una mente contorta e confusa.
Padri e figli di Ivan Sergeevič Turgenev: romanzo emozionante e stupefacente. Visto dal punto di vista del giovane Arkadij si percepisce con chiarezza la differenza generazionale tra giovani nichilisti, lui e il suo amico, e tradizionalisti, il padre e lo zio. Il confronto porta a riflessione per entrambe le parti e per il lettore, ma sempre centrali sono le emozioni di Arkadij, le sue amicizie e le sue esperienze.
Peggy Sue e gli invisibili, la creatura del sottosuolo di Serge Brussolo: come Narnia, lo stile è indirizzato ai bambini, ma trovo i libri di questa serie davvero geniali e questo in particolare molto avvincente. Peggy Sue, il cane blu e Sebastian visitano un pianeta-uovo, al cui centro giace una creatura che un giorno ne uscirà, e questo è solo un assaggio della grande inventiva dell’autore.

Dopo questi ora mi sto cimentando in Uno, nessuno e centomila e Piccoli Uomini.
Se avete letto uno di questi libri oppure siete incuriositi e volete altre informazioni, mi fa molto piacere rispondere ai vostri commenti. Anche se avete un libro da consigliarmi oppure per il quale vi interessa il mio parere.
Alla prossima lettura…
Fabiana

venerdì 6 maggio 2016

La Lama Sottile, Queste oscure materie parte 2


immagine dal sito http://vignette4.wikia.nocookie.net

Avevamo lasciato Lyra in una situazione disastrosa (non vi rovino la sorpresa), con nulla di buono vicino a lei e nulla da perdere a seguire Lord Asriel in un’altra dimensione, uno spacco nella realtà che permette di viaggiare in un mondo parallelo.
Si ritrova a Cittagazze, una città fantasma sotto l’anarchia di ragazzini senza genitori e di Lord Asriel nessuna traccia. Tutti gli adulti vengono aggrediti dagli spettri e smettono di essere umani, diventano impassibili, gusci vuoti di carne. Le persone non hanno daimon e per Lyra è strano trattare con loro, abituata a non considerare come umano qualcuno che non ha un daimon. Si avvicina in particolare ad un ragazzo, Will, anche lui appena giunto dal nostro mondo. Come lei, non ha nulla da perdere, e quando Lyra ha chiesto all’aletiomentro chi fosse, esso ha risposto: un assassino. Come sempre l’aletiometro non mente, ma quella è solo una parte di realtà.
Will ha la responsabilità della madre instabile di mente dopo la scomparsa del padre e, quando degli uomini irrompono in casa sua e gli domandano lettere del padre, lui combatte ed è costretto a scappare. Trova in un parco una finestra dove appare un mondo diverso e preso dalla fuga arriverà a Cittagazze.
Tornano insieme nella Oxford di Will, indagano sulla missione dove è scomparso il padre del ragazzo e Lyra cerca uno scienziato pronto ad ascoltarla riguardo alla Polvere. Mary Malone capisce che la Polvere di Lyra corrisponde a quelle che lei chiama Ombre, un’entità che sembra senziente e circonda la mente umana. Nessuno nell’ambito scientifico le dà credito, ma riesce ad entrare in contatto con questa entità: la Polvere le parla di una profezia intorno a Lyra e Will, che la ragazzina non deve conoscere in alcun modo (e nemmeno il lettore ovviamente).
I due ragazzi torneranno a Cittagazze, dove Will entrerà in possesso di un coltello chiamato Lama Sottile, che è in grado di “tagliare” la realtà e aprire fenditure da un mondo all’altro, come quelle che hanno utilizzato i due ragazzi per cambiare mondo. I mondi sono spesso molto simili tra loro tranne che per pochi dettagli, mentre alcuni sono profondamente diversi. Tornano nel mondo di Lyra, nel freddo del polo, per cercare uno sciamano che conosce la sorte del padre di Will, ma Lyra viene rapita e si chiude il libro.

Devo ammettere che questo romanzo all’inizio non mi ha fatto una buona impressione, ma con il tempo l’ho trovato il più bello della serie. La divisione dell’intreccio può confondere, ma tutte le storie parallele sono utili per comprendere il grande disegno che sta dietro (perfettamente concepito dall’autore e che appare altrettanto chiaro alla fine dell’ultimo romanzo). Un disegno intricato e pieno di misteri, che qui ho cercato di non svelare troppo, e per questo motivo questa recensione appare tanto corta (ma penso che per il terzo sarà più lunga).
Ho tralasciato alcuni personaggi, ma alle spalle di Lyra in molti favoriscono o contrastano la profezia, si formano e rompono alleanze, e non sono scomparsi gli orsi corazzati né le streghe, uniti in questa fase cruciale della storia dell’universo. Non sono scomparsi né Lord Asriel né la signora Coulter, i personaggi più enigmatici di tutta la serie: opportunisti? Spesso. Rivali? Non sempre. Amici o nemici di Lyra? Ve lo domanderete fino all’ultima pagina.
Fabi

venerdì 22 aprile 2016

La Bussola d'Oro, Queste Oscure Materie parte 1


immagine da http://vignette3.wikia.nocookie.net/

Oggi vi parlo di un libro che non ho letto recentemente ma mi ha colpita molto e che, purtroppo, non ha avuto il successo che meritava: la serie “Queste oscure materie” di Philip Pullman, meglio conosciuta come la trilogia della Bussola d’Oro (libro che, casualmente, mia cugina ha regalato molti anni fa a mio fratello).

Famoso come libro per bambini, nasonde una forte denuncia contro l’ottusità della Chiesa, che porta le persone a fare cose evidentemente crudeli, pur convinte di essere nel giusto.

“La bussola d’oro” immerge il lettore senza molti preamboli nel mondo di Lyra, molto simile al nostro, lievemente arretrato tecnologicamente e dove ogni persona ha un daimon senza il quale non sarebbe nemmeno considerata un essere umano. Il daimon è una parte di anima concretizzata sotto forma di animale, può variare forma a piacere durante l’infanzia e all’entrata dell’adolescenza si stabilizza per divenire simbolo della persona stessa (ad esempio i marinai hanno spesso gabbiani). Se muore l’uomo, il daimon scompare; se muore il daimon, la vita della persona sarà per sempre incompleta.

Il daimon di Lyra si chiama Pantalaimon e per il momento può ancora mutare forma. Orfana, la ragazza è cresciuta al Jordan college di Londra, dove un giorno assiste di nascosto ad una riunione dei professori e scopre l’esistenza della polvere. La sua provenienza è incerta, così come la materia di cui è composta, l’unica certezza è che dalle stelle arriva fino alla mente dell’uomo dall’adolescenza in poi.
Relatore di queste scoperte è lo zio di Lyra, Lord Asriel, uomo freddo che incute una forte riverenza nella ragazza (infatti il suo daimon è un leopardo delle nevi) e che talvolta si reca a farle visita.
Lyra comprende poco della riunione e la faccenda passa in secondo piano perché nelle settimane successive spariscono diversi bambini. Come molti ragazzini della sua età, Lyra e i suoi amici fantasticano spesso sulla possibilità di trovare i colpevoli (a cui hanno dato il nome di ingoiatori). Sparirà anche il suo amico Roger e Lyra abbandonerà Londra insieme alla signora Coulter (il cui daimon è uno scimmiotto dorato), che ha assunto il compito della sua educazione. Prima di lasciare l’università, il rettore affida in gran segreto a Lyra l’aletiometro (la cosiddetta bussola d’oro), un oggetto che come una bussola indica le immagini sul proprio quadrante e, se ben interpretate, rivelano la verità. Il potere di questo oggetto è immenso, ma la verità che rivela non sempre è comprensibile facilmente o soddisfacente. Lyra imparerà ad usarlo con il tempo, lontana dalla signora Coulter.

immagine da http://www.ilcibodellamente.it
Inizia il suo viaggio intorno al mondo, ma presto scoprirà che dietro ai rapimenti dei bambini esiste un’associazione detta Intendenza Generale per l’Oblazione, che ha lo scopo di separare i bambini dai propri daimon per evitare la contaminazione della polvere, vista dal Magisterium (organizzazione religiosa egemone nel loro mondo) come simbolo del peccato. Inoltre lo stesso Magisterium ha tentato di uccidere Lord Asriel e la signora Coulter ne è membro attivo.
Lyra scappa e il lettore può avere una visione più completa del suo mondo, sul popolo delle streghe nell’artico e soprattutto la civiltà degli orsi corazzati. Dalle fattezze di orsi polari ma molto più grandi, gli orsi corazzati sono senzienti come uomini ma senza daimon, e per questo considerati sub-umani. Lyra aiuterà a Iorek Byrnison a riottenere il trono e stringeranno un’amicizia che durerà per tutto il romanzo.
Con il loro aiuto Lyra troverà i bambini rapiti e li libererà, ma i misteri più grandi (oltre a cosa sia davvero la polvere) Pullman li riserva per l’ultimo capitolo, quando Lyra trova suo zio.

Come preannunciato, la critica verso i pregiudizi ecclesiastici è evidente, tuttavia non rovina la lettura con una posizione politica forte e i bambini possono leggerlo tranquillamente.
Ne è stato tratto un film, ma ci spenderò solo le parole sufficienti per dire che hanno commesso molti errori che, secondo me, ne hanno causato l’insuccesso.
Il mondo delineato lo trovo affascinante, soprattutto nell’aspetto dei daimon. Pullman ha delineato diverse norme sociali a riguardo che rendono vicino a noi questo mondo. Sebbene siano in due (solitamente di sesso opposto) e abbiano due nomi diversi, la persona viene considerata una sola, rigorosamente al singolare e con il nome dell’umano. E oltre al divieto di toccare il daimon altrui, gli uomini parlano con gli uomini e i daimon con i daimon,con una forza della consuetudine che i personaggi faticano ad infrangere. Infine il daimon è parte della persona ma pensa in modo autonomo, infatti Pantalaimon è molto più prudente (o forse più pauroso) di Lyra, ma nessuno dei due oserebbe immaginare una vita senza l’altro.

Altrettanto particolareggiate sono le varie specie che popolano il mondo, come gli orsi corazzati, ma come l’autore non tralascia particolari in questo ambito, allo stesso modo non lascia trapelare nemmeno un’informazione sui misteri che permeano il romanzo: “cos’è la polvere?” è solo il primo di una lista che verrà prolungata nei libri seguenti, dei quali vi parlerò in futuro.
Fabi

mercoledì 28 ottobre 2015

Recensione: Q contro Q di Peter David

"Perchè gli specchi erano molto di più di semplici riflessi della vanità di una persona. Erano, di fatto, porte di entrata a illimitate possibilità. Quando una persona si guardava in uno specchio non vedeva sempre se stessa come gli altri la vedevano. [...] Stava facendo capolino in altre dimensioni in cui le cose andavano meglio. Erano diverse. Più desiderabili"
riflessione di Trelane.




Oggi vi parlo di un libro un po’ strano, che pochi di voi conosceranno. Mi rendo conto che è un genere di nicchia, ma credo che ogni tanto anche i libri di nicchia abbiano il diritto ad una recensione, soprattutto se, come questo, la meritano.
Questo libro dall’enigmatico titolo è ambientato nell’universo di Star Trek, in particolare nella serie The next generation. E quelli tra voi che conoscono questa serie, forse ora hanno intuito di cosa parla.
Per chi non la conoscesse, la serie di Star Trek è stata ideata negli anni ’60 e da allora sono nate altre quattro serie, l’ultima terminata una decina di anni fa. Sono ambientate in un futuro che varia tra il XXII e il XXIV secolo, dove l’uomo riesce a viaggiare tra le stelle e conoscere nuove specie aliene.
Durante gli anni di massima diffusione, diversi scrittori si sono dedicati a questo universo, come Peter David, creando nuove e ancora più intricate storie.
Al centro di questo libro (in originale Q-Squares) c’è Q, un personaggio geniale e superbo, enigmatico ed egoista, appartenente alla specie dei Q, esseri onnipotenti. Poiché si chiamano tutti Q, specifico che questo è il primo Q che compare nella serie (nonché il più famoso), nella puntata Incontro a Farpoint della serie The next generation. Q viene accompagnato da Trelane, il suo figlioccio, che ha il dovere di educare e che l’equipaggio dell’Enterprise NCC-1701 aveva già incontrato nella serie Star Trek Original.
Il libro si apre con la presentazione di due universi paralleli: quello “normale” e uno molto simile ma con alcune piccole grandi differenze (come la presenza o assenza di alcuni personaggi e le relazioni tra di loro). In entrambi gli universi ma in momenti diversi compaiono Q e Trelane.
Ben presto l’irascibile e capriccioso Trelane, appassionato di viaggi temporali, si appropria del Cuore della Tempesta, il centro nevralgico dell’universo, e sovrappone i due universi in un’unica nave per suo divertimento. A questi aggiunge anche l’universo della puntata Enterprise del passato, dove la federazione sta perdendo la guerra contro i klingon che negli altri due universi era stata sventata. Il caos regna nell’unica nave con a bordo tre equipaggi simili ma intimamente diversi, che faticano a riconoscersi tra di loro e rischiano di uccidersi. Infatti ogni personaggio si trova a che fare con amici o parenti che non sono come dovrebbero, e i fraintendimenti sono innumerevoli. Durante il rischio del collasso dell'intero universo per il troppo potere acquisito da Trelane, approfondisce così le emozioni di molti personaggi di tutti e tre gli universi.
L’autore è molto abile a gestire il caos, padroneggia a pieno i numerosi filoni narrativi portando il lettore alla confusione ma mantenendo il pieno controllo, uno stile quasi di Ariostesca memoria. E più di una volta mi sono dovuta fermare per cercare di capire quello che era appena successo.
È un grande marchio di qualità, per i racconti sui viaggi nel tempo, che il lettore non capisca a pieno la storia senza rifletterci, e David fa pienamente parte di questa tradizione.
I personaggi sono descritti come solo un appassionato sa fare. E da appassionata dico che mi sembrava di vedere le espressioni dei singoli personaggi e mai si discostavano dalle personalità della serie.
I dialoghi con Q sono brillanti e stucchevoli, e il particolare carattere di questo personaggio, che tanto amo, non viene sminuito sulla carta stampata.
La storia è appassionante e come dice l’autore nell’introduzione “in questo romanzo avvengono un mucchio di cose”, che ti tengono incollato alle pagine fino alla fine.
Oltre a rispettare i personaggi, rispetta anche le norme generali della serie, se non per una cosa: Trelane è figlio di due Q. Il primo figlio della specie dei Q è Q junior, che nasce nella serie Star Trek Voyager nella puntata Questioni di Q-ore, perciò non è possibile che ci sia già ai tempi di Trelane la tradizione di affidare ad un padrino i giovani Q, come invece viene detto in questo libro.
A difesa dell’autore ci tengo a dire che è un errore giustificabile, perché questo aspetto della vita dei Q viene detto solo in alcune puntate della serie Voyager, ma volevo precisarlo.
Giunta a questo punto credo che molti tra voi che non conoscono la serie abbiano smesso di leggere questa recensione molte righe fa, ma se siete arrivati fin qui vi ringrazio per la fiducia che avete riposto in me.
E ora divido il mio consiglio di lettura in due parti:
-per i non appassionati di Star Trek potrebbe essere difficile capire alcune cose di questo libro, perché ruoli e legami tra personaggi, su cui basano molte differenze tra gli universi paralleli, sono dati per noti al lettore e poco descritti. Prima di leggerlo, quindi, sarebbe utile vedere qualche puntata della serie The next generation, ma se l’avete sempre evitata con cura, anche questo libro potrebbe non piacervi (ma magari vi avvicina al mondo della fantascienza, non si sa mai…);
-agli appassionati consiglio molto Q contro Q.
Al prossimo libro, e se avete qualche commento o domanda da fare mi fa molto piacere rispondervi, in particolare sono curiosa di sapere se tra voi c’è qualche amante di questo genere.
Fabi

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